Roberto De Zerbi, il ritorno del 'Piccolo Savicevic': Milan pronto ad accoglierlo

Roberto De Zerbi, il ritorno del 'Piccolo Savicevic': Milan pronto ad accoglierlo

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Redazione di Zona
apr 04, 2025 • 5 min read

Roberto De Zerbi è pronto a scrivere un nuovo capitolo entusiasmante della sua carriera, questa volta indossando idealmente ancora una volta la maglia rossonera, non da giocatore ma come guida tecnica. Il tecnico bresciano, attualmente alla guida dell'Olympique Marsiglia con un contratto fino al 2027, è in pole position per sedersi sulla panchina del Milan a partire dalla stagione 2025-2026. Si tratterebbe di un ritorno altamente simbolico per chi ha mosso i primi passi nel mondo del calcio proprio nella cantera di Milanello e che ora potrebbe essere chiamato a guidare la prima squadra in una fase delicata e cruciale per gli obiettivi del club. Il Milan, reduce da una stagione travagliata sotto la gestione di Sergio Conceição, guarda con decisione a De Zerbi per rilanciare un progetto basato su calcio propositivo e risultati concreti.

Dal vivaio rossonero a tecnico giramondo

Nato nel 1979 a Brescia, Roberto De Zerbi ha iniziato la sua avventura nel calcio professionistico proprio nelle giovanili del Milan, dove era conosciuto come "Il piccolo Savicevic" per via del suo stile di gioco ricercato, elegante, votato all’estetica e al dribbling secco. Anche se non ha avuto un impatto significativo nella prima squadra rossonera, la sua carriera da calciatore si è sviluppata in club di Serie B e Serie C, prima di iniziare un percorso parallelo di formazione personale che lo avrebbe portato ad affermarsi come tecnico apprezzato a livello internazionale.
La sua escalation sulla panchina inizia con il Benevento, poi si consolida al Sassuolo dove le sue idee sul possesso, la ricerca costante della manovra elaborata e la crescita dei giovani talenti lo mettono in mostra. A seguire, le esperienze con lo Shakhtar Donetsk, dove ha conquistato un titolo nazionale, e con il Brighton nella Premier League inglese, lo consacrano come uno degli allenatori italiani più innovativi. Con il Marsiglia, sebbene i risultati siano stati altalenanti, è riuscito comunque a imprimere la sua cifra tattica, rendendolo un profilo di riferimento anche in un contesto europeo complesso.

Il suo è un viaggio ricco di apprendimento, trasferte, successi e sfide tattiche. Ogni tappa ha contribuito a costruire il De Zerbi di oggi: un allenatore poliedrico, con una visione moderna del calcio, abile tanto nella valorizzazione dei singoli quanto nella costruzione corale del gioco, doti che lo rendono un possibile erede credibile per continuare e rinnovare il prestigio tecnico della panchina del Milan.

Un legame speciale con la filosofia del Milan

Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport e confermato da varie fonti del settore, il nome di De Zerbi è in cima alla lista della dirigenza rossonera per la rivoluzione 2025. In particolare, il nuovo direttore sportivo Fabio Paratici, prossimo all’ufficializzazione, lo considera il candidato ideale per dare inizio a un ciclo tecnico ambizioso e contemporaneo. Lo stile propositivo di De Zerbi, infatti, si fonde perfettamente con il DNA storico del Milan, fatto di coraggio, qualità e mentalità europea – elementi forgiati ancor di più dalle sue recenti esperienze all’estero.
Da sempre attratto dallo sviluppo del gioco e mai da un calcio conservativo, il tecnico bresciano ha dimostrato di credere in un calcio totale capace di attrarre appassionati e di stimolare i tifosi più esigenti. La sua visione di campo dialoga con quella che fu, ai tempi d'oro, la filosofia rossonera: dominio del pallone, attitudine offensiva, valorizzazione del talento.

"Roberto respira rossonero da sempre, è uno che vive il calcio con passione e spirito d’identità" racconta un suo ex compagno della Primavera. "Sin da giovane si distingueva per la sua intelligenza tattica – osservava e analizzava il gioco con un approccio quasi da tecnico, ancora prima di esserlo ufficialmente. Mentre molti di noi erano concentrati sul momento, lui pensava a come evolvere l’azione sulla lunga distanza". Questo spirito analitico e questa connessione emotiva con la maglia rossonera fanno di lui una figura capace di comprendere il peso della responsabilità che verrebbe assunta sulla panchina milanista.

Ricordi e aneddoti: il 'Piccolo Savicevic' che voleva diventare grande

Un ex tecnico della Primavera rossonera, intervistato recentemente dal Sussidiario, ha ricordato un De Zerbi già molto maturo e profondo nella concezione del gioco: "Era un esteta in mezzo al campo e anche in panchina. Non cercava mai il semplice pareggio o il risultato di sicurezza, preferiva una sconfitta per 3-2, purché la squadra avesse offerto una prestazione elegante, basata sul fraseggio e sul possesso." Fin dai primi tornei giovanili, il suo culto per il gioco palla a terra e la costruzione ragionata si manifestava in contrasto con la tendenza al calcio fisico di molte squadre di categoria.
Questa fede nella bellezza del gioco potrebbe rappresentare oggi, per un Milan alla ricerca di continuità e identità, sia una benedizione sia un rischio: se dalla filosofia nascono l'entusiasmo e la crescita, non è detto che il tempo sia sempre alleato nei contesti che pretendono risultati immediati.

L’atmosfera tra i tifosi è già carica di aspettative e un po’ di romanticismo. Sui social network, l’hashtag #DeZerbiBack è diventato virale, accompagnato da messaggi sentiti come “Non è solo un allenatore, è parte di ciò che siamo.” oppure “Bentornato, Roberto: oggi sei grande ma per noi eri leggenda già da ragazzino.” L’idea di vedere sulla panchina una figura che conosce profondamente le radici del club alimenta un sogno collettivo tra cuore e ragione.

Un ambiente che cambia: quali sfide per De Zerbi?

Il Milan di oggi ha mutato pelle rispetto a quello che De Zerbi ha conosciuto nei suoi primi passi da calciatore. Dopo una stagione complicata con Sergio Conceição, chiusa al nono posto in Serie A e fuori dalle competizioni europee, il club si trova davanti a una ricostruzione profonda. Lo spogliatoio appare spaccato, i rapporti con alcuni senatori sono logori, e servirà non soltanto una filosofia di gioco matura, ma anche forti capacità di leadership e gestione delle dinamiche interne. Questo rappresenta una delle incognite maggiori per De Zerbi, spesso lodato per la visione tattica ma ancora da testare pienamente sotto pressione nei contesti più esigenti.

La sfida non sarà dunque semplicemente tecnica, ma umana e psicologica. Dovrà rianimare una tifoseria disillusa, ricreare identità nel gruppo e riportare entusiasmo allo stadio e sui social. E se altri esempi recenti come Motta alla Juventus o De Rossi alla Roma dimostrano che richiamare figure autoctone può anche essere un’arma a doppio taglio, il Milan dovrà assicurarsi che De Zerbi abbia anche lo spazio e il supporto per portare avanti le proprie idee innovatrici. Il rischio di critiche premature o giudizi affrettati è concreto, come sempre accade in ambienti dove il peso della maglia si misura in titoli, e non solamente in buone intenzioni.

Il futuro è adesso

La trattativa tra Milan, Marsiglia e l’entourage di Roberto De Zerbi, rappresentato dal suo agente Edoardo Crnjar, è ben avviata. Fabio Paratici ha già tenuto incontri in merito e spinge con decisione per la nomina del tecnico bresciano come guida del nuovo ciclo rossonero. Nonostante il contratto con il Marsiglia sia valido fino a giugno 2027, i segnali delle ultime settimane fanno pensare a un addio consensuale con il club francese, che non ha trovato la solidità tecnica e i risultati sperati sotto la guida del tecnico italiano.

Per il Milan, si tratta di scegliere non solo un allenatore, ma un custode e interprete di una visione. De Zerbi ha bisogno di una piazza capace di comprenderlo e sostenerlo, il Milan ha bisogno di un timoniere coraggioso e identitario per reinserirsi stabilmente tra le grandi. Come in molte delle storie più romantiche del calcio, i due si ritrovano nel momento in cui entrambi cercano riscatto. E i tifosi, con il cuore rossonero gonfio di speranza e aspettative, non vedono l’ora di accogliere De Zerbi come il figlio prodigo pronto a scrivere nuove pagine nella gloriosa storia del Diavolo.